
Chi era KinderKid? Un disegno? O un bimbo in carne e ossa? Ebbene, il suo vero nome è Gunter Euringer. Nato più di 40 anni fa, vive in Germania sposato e con 2 figli (entrambi più adatti alla confezione dei Kinder rispetto allo sfigato attuale). Professione: cameraman. Opera più prestigiosa: L'ispettore Derrick (le riprese).
Gunter è sempre vissuto sbattendosene altamente del suo operato per la Kinder, un servizio fotografico del '68 dal quale ha intascato 300 marchi...anzi, dice: "L'hanno ritoccata quasi ogni anno, in realtà. Cose davvero minime, ma percepibili. Anzi, era un gioco per me al supermercato vedere se trovavo nuovi cambiamenti. La mia palpebra destra è stata un po' sollevata, i capelli ritinti, le labbra arrossate, e il sorriso è diventato sempre più bianco. Ma ero sempre io. A parte le orecchie: il caschetto me le copriva del tutto, così aggiunsero quelle di un altro, al computer". Ma un giorno, vide il "ritocco" definitivo...FU SOSTITUITO. Diceva: "La Ferrero può fare come crede, ovviamente, ma io spero di resistere ancora a lungo su quelle scatole. Il Bambino Kinder è stato parte della mia vita. e questo libro ho deciso di scriverlo quando ho visto durante un viaggio all'estero che il mio viso era stato rimpiazzato da quello di due bambini. Ho capito d'improvviso quanto tutto questo avesse contato per me, anche se avevo sempre fatto finta di no".
Euringer, inoltre, non ha gran bei ricordi della sua vita da testimonial: "A parte che i dolci non sono mai stati una mia passione, e il Kinder Cioccolato è entrato in casa mia di rado, portato da qualcun altro, io della celebrità sono stato orgoglioso solo all'inizio, per scherzare con i miei compagni di scuola, poi basta. Mi faceva sorridere quando qualche cassiere di drogheria mi riconosceva. Poi per fortuna sono cresciuto e cambiato. I miei mi hanno educato a essere modesto e discreto, alla mia privacy ci tengo".
E solo gli amici d'infanzia sapevano la verità, lui non l'aveva mai raccontata a nessuno, neppure alla moglie Evi né ai figli Johannes e Florian. Si fece una propria vita normalissima, che comprese vari mestieri, dall'autista al commesso viaggiatore, dal tecnico delle luci al cameraman, appunto. E anche un tumore, dieci anni fa. Curato e vinto: "Ho sempre avuto fortuna, nella mia vita. E la malattia mi ha reso anche un po' più saggio", disse sorridendo con lo stesso sorriso che ha convinto i bambini di tutto il mondo per decenni.
Fu anche questa seconda vita che gli è stata regalata dal destino a convincerlo a raccontare la prima. Cioè quella seduta fotografica a cui la madre, che lavorava nella pubblicità, lo portò perché tutti dicevano che era un bambino bellissimo ("cosa che odiavo: mi davano del bambolotto, mi dicevano che avevo le ciglia lunghe e io me le tagliavo"). Una seduta quasi traumatica: "Mi facevano in continuazione sorridere, e mentre lo facevo tra me e me insultavo più pesantemente che potevo il fotografo. E' la prima cosa a cui pensavo sempre quando mi rivedevo sulle confezioni Kinder".
Sul compenso, 300 marchi tedeschi: "Tutti pensano che sia diventato ricco. E in effetti lo ero, quei soldini alla mia età non erano pochi. Mia madre me li mise in banca fino alla maggior età, ma li usai per pagare delle multe prese in motorino. Avrei potuto chiedere che mi fossero riconosciuti tutti i diritti sull'immagine, ma non mi importava".
E così, pian piano, il KinderKid, è scomparso, lasciando spazio a un uomo come tanti altri, che neppure rispondeva agli appelli di tv, radio e giornali che avrebbero voluto intervistare uno dei testimonial più longevi della storia. Un silenzio che ha alimentato leggende metropolitane: che fosse diventato drogato, oppure obeso per il troppo cioccolato. O addirittura che fosse Thomas Orner, popolarissimo volto televisivo tedesco, giornalista e presentatore, in pratica il Michele Cucuzza della Zdf, che non ne poteva più di smentire. La Guardia di Finanza tedesca lo voleva tassare per i diritti su quelle foto. Ma ora il libro scritto da Euringer ha dato serenità anzitutto a lui.
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